Samarcanda, una città più elevata, circa 900 metri slm, e più fresca la notte rispetto a Khiva e Bukhara.Ognuno dei luoghi architettonici del Paese ha sue caratteristiche peculiari, ma senz’altro il nome che più di ogni altro evoca la grandezza di questo territorio e la sua assoluta centralità nel contesto politico e commerciale è la città di Samarcanda.
Samarcanda è nelle narrazioni di Marco Polo; è un luogo esotico quasi magico situato in qualche mondo immaginario che solo la fantasia sollecitata dalle miniature di Sharazade, misteriosa bellezza orientale di grande genio e raffinatezza femminile, poteva ricreare nella mente dei popoli occidentali.
In ogni carta che tracci la cosiddetta” Via della Seta” ...là, al centro del mondo, è la tappa di Samarcanda. Un luogo chiave tra oriente e occidente che ha visto tante delle mercanzie più pregiate passare tra le sue dita: sete cinesi, lapislazzuli afgani, Turchesi himalayani, tappeti di tribù turkmene,Il blu della chiesa. Il cielo di Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova o il mantello blu delle Madonne del Beato Angelico nel convento di San Marco a Firenze non sarebbero stati così intensi se non fosse stato per quei preziosissimi lapislazzuli afgani!
Ma quella Samarcanda antica era un posto radicato sulle rovine di Marakanda dove il passaggio di Alessandro Magno sparse i semi della cultura ellenistica e sulle cui rovine emerse Afrasyab capitale del re Varkhuman.Infine, questa Samarcanda che arriva ai giorni nostri è quella capitale impressionante che volle farne Tamerlano, con i suoi monumenti impareggiabili per grandezza.Uno degli esempi più significativi dell’epoca di Tamerlano è il Gur-i-Mir, la struttura che egli fece progettare per accogliere le spoglie di suo nipote Mohammed Sultan ma che presto divenne la sua stessa tomba. La cupola a cipolla ed a spicchi del mausoleo è l’esempio dell’unione creativa e costruttiva delle menti più raffinate che l’emiro portò a Samarcanda. L’enorme impero che arrivò ad estendersi dall’Anatolia, attraverso il Medio Oriente e la Persia, fino alle terre indiane copriva terre che avevano generato grandi scienziati mentre l’Europa era ancora profondamente immersa nella palude del medioevo.La tomba di Tamerlano, posta al centro della sala, sopra la cripta che è il vero luogo di deposizione del corpo, è molto affascinante: un parallelepipedo orizzontale, in giada verde scuro, verde cupo-profondo; giada della Mongolia portata nel 1425 da suo nipote Ulug Beg la cui tomba si trova pure nello stesso mausoleo.L’insieme geometrico delle pietre tombali è molto raffinato sia per le sue linee essenziali sia per l’importanza dei materiali.Il luogo più famoso di Samarcanda è senz’altro la piazza Registan.
Un luogo che non esisteva al tempo di Tamerlano, la sua creazione avviene nei secoli successivi alla sua morte e sarà per grandezza e per cura della misura architettonica il momento più emblematico dell’unione del gusto e della tecnica maturata in seno al grande impero. La prima madrassa che forma il lato orientale della piazza è costruita per volere di Ulug Beg, primo successore dell’emiro dopo la sua morte avvenuta nel 1405. Le altre due strutture che chiudono il lato settentrionale, la madrassa Tillya Kari, ed il lato occidentale, la madrassa Shir Dor, verrano costruite molto più tardi, solo nel XVII secolo. Ciò che colpisce è quella speciale unità di pensiero che, attraverso i secoli, ha creato uno degli spazi più armonici per l’occhio umano, in Asia centrale. Un insieme tridimensionale, un apparato scenografico dove lo spazio vuoto di una piazza si ferma ai piedi delle linee verticali dei compressi architettonici.
testo di Giovanni Dardanelli