Una città di grande luce, di grande spazio, di grande ordine. Una città moderna con giardini estesi e tanti alberi e edifici moderni dalle linee sobrie in agglomerati per nulla soffocanti.
Sembra che tutta la storia della città ruoti intorno a poche cose, ma essenziali e facili da capire: il monumento a ricordo del terribile terremoto del ’66 ed il monumento ai martiri della guerra contro il nazismo; due monumenti drammatici, di stampo sovietico, con un messaggio molto semplice ma molto forte: l’uomo solo, con la sua coraggiosa tenacia fatta di volontà e di forza muscolare, sa muoversi verso la rinascita. È pressoché vero che, dopo il terremoto del ’66 quasi nulla più esista dei quartieri storici ma non è vero che la città non abbia avuto un passato antico importante .
Il teatro Alisher Navoi, costruito tra il 1934 ed il 1947, punto di incontro degli appassionati di Opera di Tashkent e la villa di Sharof Rashidov, giornalista, esponente politico sovietico e primo segretario del partito comunista sovietico dal 1954 al 1983. Da qui si può raggiungere facilmente l’insieme dei palazzi governativi a contorno della grande Piazza dell’Indipendenza che contiene anche il già citato monumento ai caduti della guerra contro il nazismo.
Un punto di visita molto interessante è il centro islamico Hast- Imam che espone un’opera unica: il Corano più antico del mondo che venne portato a Samarcanda da Tamerlano dopo la conquista di Damasco. Il Corano si dice porti tracce di sangue del terzo successore di Maometto, il califfo Othman, assassinato nel 656 mentre stava recitando il testo sacro.
Passando nei pressi del monumento costruito in seguito al terremoto del 1966, si vive uno dei momenti più drammatici della storia recente di Tashkent; dopo la devastazione del sisma la città non è stata più la stessa, Tashkent è una bella città ma il suo passato non traspare più in alcun luogo.
Una esperienza molto curiosa è fare un tratto di metropolitana passando per alcune delle stazioni più famose. Vi è, per esempio, la stazione dedicata al cotone (Paktakor) che è stato per tutto il periodo sovietico il simbolo della economia dell’Uzbekistan. Una stazione è dedicata ad Alisher Navoi, vissuto nella seconda metà del 1400 e poeta nazionale più rappresentativo della cultura locale per i suoi poemi scritti in lingua uzbeka. Un’altra stazione è invece dedicata ai viaggi nel cosmo (Kosmonavtlar). Ognuna di queste stazioni, ha un significato artistico per le sue decorazioni e racconta un po’ dell’Uzbekistan come entità particolare di quel grande insieme che era l’Unione Sovietica.
La piazza dedicata a Tamerlano è quasi il fulcro del centro cittadino, la statua in bronzo dell’emiro lo ritrae a cavallo, era in piedi nella sua città natale di Shakrisabz e lo abbiamo pure incontrato seduto sul trono nella piazza di Samarcanda.
Un luogo da visitare che rende l’idea del legame della popolazione con la vita tradizionale è il mercato Chorsu, un grande bazar, molto frequentato dalla gente di Tashkent, dove il ruolo del venditore, l’abilità della vendita e
dell’esposizione delle merci, è ancora la vera anima dello scambio.
testo di Giovanni Dardanelli