STORIA E LEGGENDA NEL CUORE DELL’ASIA
L’ idea delle sabbie dei deserti asiatici arginati dagli spalti di terra cruda delle fortezze antiche e l’idea delle popolazioni nomadi che si affacciano sui giardini di meticolose civiltà agricole è un’immagine sintetica che rappresenta bene la storia tormentata delle regioni conosciute col nome di Corasmia e Transoxiana nel corpo dell’odierno Stato uzbeko.
L’antica cultura persiana (il culto del fuoco, i riti secolari dei Magi, i suoi simboli antropomorfi) è rimasta latente sotto la pesante ed inossidabile corazza musulmana che l’ha rivestita in modo soffocante per secoli fino all’occupazione russa. Il “Rinascimento islamico” con i volti di grandi scienziati, matematici, astronomi, poeti (Al Khoresm, Al Biruni, Omar Kahyyam, etc.) ha sfidato l’ottusità del primo integralismo religioso, ma ne è rimasta travolta. La forza e la consapevolezza della civiltà persiana si sono aperte, in tutta la loro raffinatezza e profonda grandezza, alle dilaganti popolazioni di stampo “turco”.
La lingua persiana, la lingua araba, la lingua turca si sono avvicendate in vortici inarrestabili sedimentando ognuna un tono, un suono diverso. L’ architettura si è espressa in ostinate analisi geometriche inseguendo l’incidenza dei raggi di luce fino a lasciare quasi del tutto questa profonda ricerca per esprimersi nel color cobalto delle maioliche e nelle vertiginose linee della mastodontica forma architettonica del grande impero di Tamerlano.
presentazione di Giovanni Dardanelli
La mia infanzia era libera, la mia giovinezza era libera,
Il mio posto d'oro di fronte alla qibla.
La finestra da cui sono entrati i miei genitori,
Sei il mio rifugio, la mia ala, il mio Uzbekistan.
Dio è la mia patria,
Sei il resto dei miei nonni.
Sei il mio cuore, sei il mio amore, la mia fede,
Sei il mio rifugio, la mia ala, il mio Uzbekistan.
Patria nadur? diciamo le pareti illuminate,
Lo dicano i ragazzi che hanno dato la vita per la patria.
Lascia che le persone lontane dicano la loro patria,
Sei il mio rifugio, la mia ala, il mio Uzbekistan.
Senza di te, mia carovana di vuota vita vibrante,
Il mio sogno senza nome si oscura all'orizzonte.
La cocaina senza casa scuote mia cara,
Sei il mio rifugio, la mia ala, il mio Uzbekistan.
Abdullah Oripo